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Welfare aziendale: cos’è, esempi pratici, bonus 2025 e differenze con il wellbeing

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Una guida completa per capire come funziona, perché conviene e come costruire un piano di welfare efficace

Il tema del welfare aziendale è diventato centrale nel dibattito su lavoro, benessere e competitività delle imprese. Se fino a pochi anni fa si trattava di iniziative sporadiche o di benefit riservati alle grandi aziende, oggi il welfare è una leva strategica per tutte le organizzazioni, comprese le PMI, soprattutto da quando la soglia dei fringe benefit è stata sistematicamente alzata per tutti i dipendenti.

Il welfare aziendale riguarda un insieme di strumenti che migliorano la vita dei lavoratori, generano vantaggi fiscali e rafforzano il legame tra persone e impresa.

Ma cosa significa esattamente welfare aziendale? E come si differenzia dal più ampio concetto di wellbeing?

Cos’è il welfare aziendale

Per definizione, il welfare aziendale è l’insieme di benefit, servizi e prestazioni che l’azienda mette a disposizione dei dipendenti e, in alcuni casi, delle loro famiglie.

Questi strumenti hanno un obiettivo duplice: da un lato migliorare la qualità della vita delle persone, dall’altro ottimizzare i costi fiscali e contributivi per l’azienda.

Non si tratta di “retribuzione in natura”, ma di un sistema alternativo e integrativo rispetto allo stipendio.

Ecco alcuni ambiti classici del welfare aziendale:

  • Salute e benessere: sanità integrativa, check-up medici, psicologo.
  • Famiglia e istruzione: asili nido, babysitter, rimborsi scolastici e universitari.
  • Mobilità: abbonamenti ai mezzi pubblici, car pooling, bike sharing.
  • Formazione e cultura: corsi di aggiornamento, libri, abbonamenti a teatri o musei.
  • Benessere finanziario: percorsi di educazione finanziaria e consulenza per la gestione del reddito (un’area emergente sempre più rilevante).

Dal punto di vista normativo, la spinta principale è arrivata con la Legge di Stabilità 2016, che ha introdotto regole chiare e vantaggi fiscali, estendendo la possibilità di implementare piani welfare a tutte le aziende, non solo alle grandi.

Qual è la differenza tra welfare e wellbeing?

Spesso i due termini vengono confusi, ma welfare e wellbeing non sono sinonimi.

Il welfare aziendale è l’insieme concreto di benefit e strumenti messi a disposizione dall’azienda: voucher, contributi per la famiglia, servizi sanitari, piattaforme di flexible benefit.

Il wellbeing è invece lo stato complessivo di benessere percepito dai lavoratori: non solo salute fisica, ma anche equilibrio psicologico, sicurezza finanziaria, senso di appartenenza e crescita personale.

In altre parole: il welfare è uno strumento, il wellbeing è l’obiettivo finale.

Per questo i programmi di welfare che funzionano davvero sono quelli che non si limitano a distribuire benefit standardizzati, ma contribuiscono a costruire un ambiente di lavoro sano e motivante.

Esempi di welfare aziendale

Negli ultimi anni il segmento del welfare (e del wellbeing) aziendale si è espanso moltissimo. Ecco alcuni esempi concreti di benefit welfare che sono distribuiti dalle aziende.

Sempre più aziende italiane, anche PMI, stanno integrando questi strumenti nei propri piani, non solo come leva fiscale ma come parte della cultura organizzativa.

Bonus welfare aziendale 2025

Uno dei motivi principali per cui il welfare aziendale è diventato così rilevante è la fiscalità agevolata che lo accompagna. Il legislatore, già da alcuni anni, ha scelto di incentivare le aziende a introdurre benefit non monetari, così da migliorare la qualità della vita dei dipendenti senza gravare eccessivamente sul costo del lavoro.

Nel 2025 il governo ha confermato e in parte aggiornato i limiti di esenzione dei fringe benefit, cioè i beni e servizi che l’azienda può erogare senza che questi vengano conteggiati come reddito imponibile per il lavoratore.

dipendenti ricevono un beneficio netto, mentre l’azienda riduce il peso fiscale e contributivo legato all’erogazione. Rientrano tra i fringe benefit esenti dal reddito:

  • Buoni pasto: vengono forniti sotto forma di ticket cartacei o elettronici.
  • Auto aziendale: può essere concessa per uso lavorativo o misto (lavorativo e personale).
  • Buoni carburante: sono utilizzabili per rifornire l’auto personale o aziendale.
  • Rimborso utenze domestiche: per coprire le spese di acqua, luce e gas (introdotto come misura straordinaria nelle ultime Legge di Bilancio).
  • Assicurazione sanitaria: copre spese mediche, visite specialistiche e ricoveri per il dipendente e, in alcuni casi, per i familiari.
  • Rimborsi scolastici: contributi per la scuola dei figli, corsi di formazione o asili nido.
  • Abbonamenti a mezzi di trasporto: rimborso o fornitura di abbonamenti per il trasporto pubblico urbano ed extraurbano.
  • Dispositivi elettronici aziendali: fornitura di smartphone, tablet o computer per uso lavorativo o misto.

Per il 2025, il tetto massimo dei fringe benefit esenti è stato confermato in misura agevolata per i lavoratori con figli, a 2.000€, proprio per sostenere i nuclei familiari.

Questa scelta consente alle aziende di destinare una parte delle risorse a strumenti di welfare senza appesantire il monte salari e senza aumentare i contributi previdenziali.

Il risultato è un duplice vantaggio: da un lato il dipendente riceve più valore e dall’altro l’azienda ottimizza i costi e può migliorare l’engagement.

Piano di welfare aziendale: come costruirlo (paragrafo per HR!)

Un piano welfare efficace non si improvvisa: va progettato, comunicato e monitorato con attenzione.

I passi fondamentali sono:

  1. Analisi dei bisogni: attraverso survey o focus group, capire cosa serve davvero ai dipendenti (famiglia, salute, mobilità, educazione finanziaria).

  2. Definizione degli obiettivi: chiarire se il piano serve a migliorare il work-life balance, a sostenere la retention o ad aumentare l’engagement.

  3. Scelta delle aree di intervento: selezionare benefit coerenti con i bisogni emersi e con il budget disponibile.

  4. Implementazione e comunicazione: lanciare il piano e spiegarlo in modo chiaro e accessibile a tutti.

  5. Monitoraggio e revisione: valutare utilizzo, gradimento e impatto sul clima aziendale, correggendo dove serve.

Un piano welfare ben costruito non è un elenco di benefit, ma una vera leva culturale che rafforza il legame tra azienda e persone.

 

Perché conviene: vantaggi per aziende e dipendenti

Il welfare aziendale genera valore su più fronti:

  • Per i dipendenti: maggiore sostegno concreto alla vita quotidiana, riduzione dello stress, più equilibrio tra lavoro e vita privata.

  • Per le aziende: vantaggi fiscali e contributivi, incremento dell’engagement, riduzione del turnover e migliore attrattività verso i talenti.

In un mercato del lavoro competitivo, il welfare diventa anche un elemento distintivo di employer branding, che contribuisce a differenziare l’azienda e a renderla più appetibile per i professionisti qualificati.

Conclusione

Il welfare aziendale è un investimento strategico per il futuro delle imprese e delle persone.

Capire cos’è, come differisce dal wellbeing, quali esempi funzionano e come costruire un piano strutturato è la base per generare valore reciproco.

In un mondo del lavoro in trasformazione, il welfare aziendale è sempre meno un’opzione e sempre più una necessità.