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Settimana lavorativa corta: che cos'è, dove si applica, vantaggi, svantaggi e come può essere implementata

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Settimana lavorativa di 4 giorni: significato, esperienze internazionali, vantaggi e limiti del modello flessibile

Cos'è la settimana lavorativa corta e perché se ne parla sempre di più

Negli ultimi anni, la settimana lavorativa corta è diventata un tema centrale nel dibattito su produttività, benessere e sostenibilità del lavoro. L’idea di lavorare quattro giorni anziché cinque, a parità di stipendio, sta prendendo piede in diversi Paesi europei e suscita crescente interesse anche tra aziende e lavoratori italiani.
Ma di cosa si tratta esattamente? Quali sono i benefici reali? Quali i limiti? E cosa dice (o non dice) la normativa? In questo articolo esploriamo il concetto di settimana corta, i modelli già applicati nel mondo, i principali pro e contro, e alcune linee guida per chi intende sperimentarla o proporla in azienda.

Cosa si intende per settimana lavorativa corta

Il termine “settimana corta” può riferirsi a diversi modelli:

  • La riduzione dei giorni lavorativi (es. 4 giorni invece di 5), mantenendo invariato il numero di ore settimanali
  • La riduzione dell’orario settimanale complessivo, ad esempio da 40 a 32 ore, distribuite su 4 giorni
  • Formule ibride, con lavoro flessibile, smart working e redistribuzione oraria

L’obiettivo comune è quello di aumentare il benessere delle persone, senza compromettere la produttività complessiva. Il concetto si inserisce nel più ampio tema del work-life balance e del ripensamento del tempo di lavoro.

Dove si applica: il caso Spagna e gli altri Paesi

Diversi Paesi stanno sperimentando o hanno già adottato formule di settimana corta:

  • Spagna: nel 2024 è partita una sperimentazione nazionale con fondi pubblici per ridurre l’orario a 37,5 o 36 ore settimanali a parità di stipendio. Alcune PMI partecipano volontariamente con incentivi statali, e i primi risultati mostrano un aumento della soddisfazione e una riduzione dello stress.

  • Regno Unito: oltre 60 aziende hanno partecipato a uno dei più grandi test globali, con il 92% che ha deciso di mantenere il nuovo modello.

  • Islanda: tra il 2015 e il 2019 il Paese ha condotto una delle sperimentazioni più strutturate, dimostrando che la produttività può restare stabile o aumentare, mentre migliora il benessere dei dipendenti.

  • Belgio: ha introdotto la possibilità legale di concentrare il lavoro su 4 giorni a settimana, con giornata più lunga ma lo stesso monte ore.

  • Giappone: alcune aziende tech hanno ridotto la settimana a 4 giorni, riscontrando maggiore efficienza.

Vantaggi della settimana lavorativa corta

I benefici riportati nei vari contesti sono significativi, sia per i lavoratori sia per le organizzazioni:

  • Equilibrio vita-lavoro migliorato: più tempo libero significa meno stress e maggiore soddisfazione personale.
  • Crescita della produttività: la concentrazione aumenta, le riunioni si riducono, si lavora meglio e con più focus.
  • Riduzione dell’assenteismo: lavorare meno giorni riduce il rischio di burnout e i giorni di malattia.
  • Employer branding più forte: le aziende che offrono flessibilità attraggono e trattengono più talenti.
  • Risparmio sui costi: meno spese operative (trasporti, energia, strutture), e anche un impatto ambientale potenzialmente positivo.

Come implementare la settimana lavorativa corta in azienda

L’introduzione della settimana corta non può essere improvvisata. Serve un progetto chiaro, con tappe graduali e coinvolgimento attivo delle persone.

1. Mappare e pianificare

  • Identificare le aree o i team pilota
  • Valutare carichi di lavoro, ruoli, strumenti
  • Prevedere forme di flessibilità coerenti con il business

2. Ridefinire processi e obiettivi

  • Ripensare priorità e workflow
  • Formare i manager su leadership “a distanza” e misurazione dei risultati
  • Investire in digitalizzazione e autonomia operativa

3. Testare e monitorare

  • Introdurre il cambiamento in modo sperimentale (3–6 mesi)
  • Raccogliere feedback, analizzare KPI (produttività, clima, presenze)
  • Adattare il modello prima di una scalabilità più ampia

E in Italia?

Nel nostro Paese non esiste una normativa nazionale sulla settimana lavorativa corta, ma alcune grandi aziende stanno iniziando a sperimentare:

  • Intesa Sanpaolo ha introdotto la settimana corta su base volontaria in alcuni reparti
  • Luxottica e Lamborghini hanno testato formule flessibili e integrate con smart working
  • Il CCNL del credito prevede già forme di riduzione oraria in cambio di obiettivi e flessibilità

La tendenza è in crescita, ma ogni azienda deve valutare il proprio contesto produttivo, le risorse disponibili e le aspettative dei collaboratori.

Conclusione

La settimana lavorativa corta rappresenta oggi una sfida interessante e concreta per ripensare i modelli organizzativi. I benefici in termini di benessere, produttività e attrattività sono evidenti, ma non mancano gli ostacoli.

Più che una ricetta unica, serve un approccio sperimentale, responsabile e coerente con i valori aziendali.

E tu, che ne pensi?